L’abbiamo deciso quasi un anno fa: era metà dicembre e saranno state le cinque del pomeriggio; il cielo era di quel grigioblu che è più grigio che blu, come solo quando ha appena piovuto e si rischiara che è già il tramonto. Ci trovavamo su un bateau mouche che stava per imboccare il Pont de la Concorde: già si intravedeva tutta la sfilza di ponti che fanno da liaison alle parti del centro più bello di Parigi. È stato lì, su quel bateau mouche, in quel freddo pomeriggio di inizio inverno, che abbiamo deciso che il 2013, nostro quinto anno insieme, sarebbe anche stato l’anno di New York.
Dici New York e nell’immaginario di chiunque partono mille scene di film e telefilm, insieme a un’interminabile wish list. Perché una lista di cose da vedere e da fare in un viaggio a New York, ce l’abbiamo tutti. Alzi la mano chi non c’ha mai fantasticato su un viaggio a New York.
Io ho iniziato a farlo più di vent’anni fa, sarà stato il 1990 o giù di lì: a Daddy avevano piazzato un viaggio di lavoro alla vigilia del Natale e ci aveva proposto di raggiungerlo. Un sogno durato poche ore: il tempo sufficiente a Maman per scoprire di avere il passaporto scaduto e troppo poco tempo per rinnovarlo.
Ma adesso i passaporti ci sono, l’esta anche, i biglietti aerei sono prenotati da mesi e non è un caso che l’hotel scelto porti il nome e occupi la vecchia sede di uno dei più antichi giornali della città.
Per festeggiare il primo lustro insieme, tra soli tre giorni Dottorino porta Mademoiselle nella città dei lustrini per eccellenza.
Ora che New York è così vicina, completare quella lunga lista di cose da fare e da vedere sembra impossibile. E cinque giorni non abbastanza per depennare ogni punto.
So che darò una possibilità ai cupcakes, come a Parigi dò sempre una possibilità ai macarons. Ma poi andrò a fare una più goduriosa merenda da Yonah Shimmel Knish Bakery e chissà che non ci incontri Woody Allen, che fa scorta di Knish. Sulla strada per Magnolia Bakery però, devierò per il 66 Perry Street, a esasperare un po’ i proprietari veri di casa di Carrie in quanto ennesima ragazza che fa fotografare di fronte a quei gradini. Non so se vorrò andare a vedere un musical a Brodway (a meno che non sia prodotto da Maxwell Sheffield), ma credo che la prima sera in albergo sarò sì stremata ma troppo eccitata per addormentarmi e allora vorrò vedere in diretta David Letterman e il suo late show (per forza di cose, senza sottotitoli!). Magari ci scappa pure dal vivo, ma pare che ogni sera ci siano lunghe code davanti al teatro. Grazie al city pass invece, non faremo lunghe code per salire sull’Empire e nemmeno sul Top of the Rock e chissà se una volta scesi il Dottorino mi porterà al patinoire del Rockfeller Center, che è già lì per noi a far sembrare che sia Natale. In cambio potrei portarlo al Oyster Bar alla Grand Central Station. Sicuro passeggeremo per Central Park: ché abbiamo anticipato il viaggio d’anniversario proprio per goderne dei colori. E io vorrò emulare Blair, dando da mangiare alle papere. Per fare le cose per bene, uscendo dal parco, potrei anche fermarmi a bere un caffè-bibitone sulle gradinate del Met, per sentirmi anch’io un po’ la reginetta della Constance; subito prima di andare a passeggiare per Madison Ave e per la Fifth. Non so se vorrò “far colazione” da Tiffany, ma di certo in quelle vie mi concederò una manicure. Magari al salone Essie, nell’Upper East Side. Quello a base di Knish non sarà l’unico mio pasto kosher, pare che ci sia anche una catena di delight con menu interamente dedicato. Alternerò piatti ebraici e pastrami a enormi hambuger. E poi vuoi non andare a bere un cosmopolitan su qualche rooftop? pare che uno degli happy hour cult del momento sia su quello dello Standard Hotel. Magari dopo essere andata al Moma, a commentare certe opere contemporanee come fossi in a Io & Annie.
E poco prima di andar via, prenderemo il battello per Staten Island: per dare uno sguardo d’insieme allo skyline più famoso del mondo. Per sentirci un po’ come sul bateau mouche. E per iniziare a fantasticare sulla prossima meta.