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Ieri sera me ne stavo nella mia cameretta della casa natìa a meditare un post sull’ultima comparsa sul digitale terrestre, la fantomatica D-max, quella che io ho già ribattezzato la “tv dei tamarri” e il cui palinsesto di stampo motoristico è balzato in cima alle preferenze del Dottorino. Insomma, me ne stavo lì a cercare le parole giuste per esprimere il mio pensiero, visto che quelle sbagliate avrebbero potuto minare la mia relazione e mi sono ritrovata a canticchiare “bella stronza”. Sì quella di Masini. Che io, per inciso, non sopporto. Ma non è che la canticchiavo così, per qualche riflesso inconscio, è che proprio la sentivo, forte e chiara.
Ora, nella mia cameretta della casa natìa lo stereo non c’è. No, non sono mai stata un’adolescente tristona, anche se aspirazionalmente il mio modello era Daria quella dei cartoni, nel chiuso della mia cameretta sono sempre stata una principessina. Da che tempo è tempo, a casa mia il non plus ultra degli impianti stereo sta accanto al pianoforte e un quadro comandi degno della Nasa con un complicato sistema di spinotti provvede alla filodiffusione in tutte le stanze. Roba che spiega il perché io abbia abbandonato gli 883 molto prima dell’apice della loro carriera ma anche come mai nessuno in famiglia abbia più usufruito del sistema audio negli ultimi quindici anni. Fine off topic.
Comunque quando mi sono resa conto che “bella stronza” la sentivo davvero, ho iniziato a guardarmi intorno. E ho tirato un sospiro di sollievo solo quando ho capito che no, la musica benché la sentissi forte e chiara non era in casa, ma fuori. A diffondere la canzone nauseabonda era un monovolume asiatico bianco, di quelli che fanno subito taxi, coi finestrini abbassati e l’autoradio a palla. La casa natìa è sì situata in periffa, ma in un quartiere smart, “gente tranquilla che lavorava” direbbe Celentano, che pota le rose nel weekend, ritira la pensione in posta e va a dormire presto, aggiungerei io. Ed è curiosa come una scimmia. Ecco, a quest’ultima caratteristica io non faccio eccezione: infatti ho subito abbandonato le mie elucubrazioni su D-max e mi sono piazzata di gran gusto a osservare l’auto parcheggiata. Insomma, coi finestrini giù e il volume alto, poteva anche sembrare una serenata. Certo, “bella stronza” non è proprio una gran scelta. Soprattutto perché la sua radio l’ha trasmessa in loop per 15 minuti. Poi siamo passati a “vivere senza te” di Nek (Nek! è ancora vivo Nek?), per chiudere in bellezza con Patty Pravo. A questo punto io guardavo chiaramente il tipo dai gusti musicali discutibili e lui guardava altrettanto palesemente me. Poi è sceso dall’auto (sempre col motore acceso e la radio che berciava a squarciagola “sono cose della vita” di quell’altro insopportabile, Eros Ramazzotti) e io ho quasi pensato di dare un colpo di telefono ai vigili: mica per altro, ma il nostro amico aveva un colorito troppo cadaverico per essere sano e una faccia troppo da brutto ceffo per essere onesto (beh sì, per me Lombroso era uno che tutti i torti non li aveva). Invece mister doveva “solo” svuotare liquidi contro un lampione e qui viene il bello perché, tirata su la zip, con la stessa mano, ha prontamente aperto la portiera alla quarantenne coi capelli rosso menopausa che hop era uscita dalla palazzina di fronte ed è quindi ripartito sgommando sulle note nuovamente di “bella stronza”. Evidentemente gli piace proprio.
Ecco, chi ha detto che la vita nei tranquilli quartieri di periffa non offra spunti interessanti? Sento che ‘sti due a un certo punto daranno grandi soddisfazioni. Un po’ come quelli che qualche anno fa han tenuto col fiato sospeso tutto l’isolato mentre lui gridava “ora t’ammazzo” e lei rispondeva “metti via quella pistola”.